due quadri da Genola al Museo Diocesano di Fossano



lunedì 17 agosto 2015
Due tele della Parrocchia di Genola 
trasferite al MUSEO DIOCESANO DI FOSSANO:
San Marziano del Molineri e L'ultima cena del Chiantore 

Al termine di un iter burocratico durato quasi un anno stamattina sono state finalmente prelevate le due tele della Parrocchia di Genola che da tempo sostavano negli uffici comunali, qui collocate durante i lavori di ristrutturazione della canonica.
Con Don Marco nel Luglio 2014 abbiamo valutato il ritorno a casa delle tele, senza però trovare una degna collocazione consona al loro valore e riscontrando un cattivo stato di conservazione delle stesse.
In seguito, in cerca di una soluzione, Don Marco ha contattato il Museo Diocesano di Fossano che ha accolto la possibilità di ospitare le tele presso la sua sede. La procedura per consentire lo spostamento è stata seguita dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. Le tele verranno poi restaurate e successivamente esposte al Museo Diocesano, diventando così un patrimonio condiviso e accessibile a tutti.

Si precisa che le tele rimarranno di proprietà della Parrocchia di Genola.

Si ringrazia per l'interessamento e la riuscita Don Marco Tomatis e Don Luca Faretto responsabile diocesano dei Beni Culturali. 


Museo Diocesano di Fossano:



Per approfondire, dal link:



Il quadro di San MarzianoNella prima metà del Seicento i conti Tapparelli commissionarono al pittore saviglianese Giovanni Antonio Molineri (1577-1643) un grande quadro raffigurante San Marziano, la Madonna, San Rocco e San Michele Arcangelo, a grandezza naturale, che collocarono nella chiesa parrocchiale sopra l'altare maggiore. L'opera è citata da Alessandro Baudi di Vesme nelle Schede sull'arte in Piemonte. L'artista, formatosi a Roma sotto l'influenza delle scuole caravaggesche, figura fra i più grandi pittori del Seicento sabaudo; a Savigliano affrescò palazzo Taffini. Nel 1855-57 il sopramenzionato quadro, in seguito ai lavori per la costruzione del coro, venne staccato dalla parete e portato in un salone del castello. Oltreché di difficile collocazione per la grandezza, esso si presentava in cattivo stato e deturpato in più punti dall'umidità. Per questi motivi venne ritagliata la figura di San Marziano, la meglio conservata perché posta al centro, per farne una pala da esporre nella chiesa parrocchiale alla venerazione durante le funzioni religiose più solenni. Ciò spiega perché in alto compaiono un piede, quello della Madonna, e un ginocchio, quello di San Rocco, mentre in basso si vede una spada che, oltre a simboleggiare il martirio di San Marziano, costituisce uno degli attributi di San Michele Arcangelo. Dall'atto di consegna, sottoscritto il 18 luglio 1869 dal segretario del marchese Vittorio Emanuele Tapparelli d'Azeglio, si legge ho l'onore di offrire in dono a codesto municipio un quadro ad olio del celebre maestro dell'antica Scuola Piemontese, il Molineri ... in istato di quasi totale distruzione, da cui si poté mediante scoperte dell'arte ricavare la suddetta effigie .... il dono che egli fa al Comune e per esso alla Chiesa parrocchiale. La tela ai nostri giorni è custodita nella casa canonica (L.C.).


La tela di Giuseppe ChiantoreNei locali della casa canonica è pure custodita una splendida tela di Giuseppe Chiantore raffigurante l'Ultima Cena, su cui compare la firma dell'autore Joseph Chiantor pinxit 1790. Si tratta di una delle opere più significative e interessanti dell'artista che operò molto in casa Savoia. Particolarmente espressivi sono i volti di Gesù e dei dodici apostoli: Simone detto Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo il Maggiore figlio di Zebedeo (venerato a Santiago de Compostela), Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo,Tomaso, Giacomo il Minore figlio di Alfeo, Simone Zelota, Giuda Taddeo e Giuda Iscariota. Il Chiantore nacque nel 1747 a Cumiana da una famiglia di contadini e morì a Torino nell'ottobre del 1824. Operò per lunghi periodi a Savigliano lasciando splendide opere nelle principali chiese e nei palazzi delle famiglie di più alto lignaggio. Era considerato uno dei migliori ritrattisti del periodo. Affrescò pure due piloni con l'immagine dell'Annunziata e l'arme gentilizia dei conti Tapparelli; uno di essi era ubicato nel territorio di Genola. Eseguì diversi ritratti per la famiglia Tettù di Camburzano, proprietaria dell'omonima villa in località Bastita. Tutte le sue opere si distinguono per una buona abilità nell'uso dei colori (L.C.).

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